domenica 3 giugno 2007

All'ombra di un albero, in Africa


Racconto tratto dal meraviglioso libro sull’Africa intitolato “Ebano” di Ryszard Kapuscinski. La foto e' una delle mie!


E’ un immenso mango, dal fitto fogliame sempreverde. A chi viaggia sugli altipiani dell’Africa e della savana capita spesso di trovarsi davanti un’immagine stupefacente: una distesa di terra sabbiosa bruciata dal sole, una pianura coperta d’erba gialla e risecchita e di rari arbusti spinosi e, in mezzo, un singolo albero solitario dalla vasta chioma ramificata. Una chioma di un verde fresco, rigoglioso e talmente intenso da formare una macchia di colore vivido e saturo, che spicca da lontano contro l’orizzonte. Da dove viene quell’albero in mezzo a quel morto paesaggio lunare? Perche’ e’ nato proprio in quel punto? E come mai ce n’e’ uno solo? Di dove trae la linfa? A volte bisogna proseguire per molti chilometri prima di incontrarne un altro. Ogni volta che in lontananza appare un mango del genere, possiamo tranquillamente dirigerci alla sua volta, certi di trovarci degli esseri umani, un po’ d’acqua e forse qualcosa da mangiare. Quella gente ha salvato l’albero perche’ senza non avrebbe potuto vivere: per resistere a quell sole l’uomo ha bisogno dell’ombra di cui l’albero e’ depositario e datore. Se nel villaggio c’e un maestro, lo spazio sotto i rami funge da aula scolastica. Non esistono classi divise a seconda dell’eta’: chi vuole venire viene. Il maestro o la maestra attaccano al tronco un foglio di carta con l’alfabeto e indicano le lettere con una canna. I bambini guardano e ripetono. Devono imparare tutto a memoria: non hanno con che cosa ne’ su che cosa scrivere. Quando arriva il pomeriggio e il cielo si fa di un bianco incandescente, tutto il villaggio viene a ripararsi sotto il mango, vecchi e bambini e, se ci sono, anche bestie: vacche, pecore e capre. Nella vampa del mezzogiorno si sta meglio sotto l’albero che nella propria capanna. La capanna e’ calda e soffocante, li’ c’e’ lo spazio e la speranza di un filo d’aria. Le ore del pomeriggio sono le piu’ imporanti: sotto l’albero si riuniscono il consiglio degli anziani. Il mango e’ l’unico posto dove si possa riunire e parlare, visto che il villaggio nono dispone di un locale abbastanza grande. Sono riunioni cui la gente orende parte con zelo e volentieri: gli africani hanno una natura collettivistica, provano un grande bisogno di partecipare a quanto riguarda la vita commune. Tutte le decisioni vengono prese insieme, insieme si conciliano contrasti e litigi, si stabilisce quanta terra da coltivare tocchi a ciascuno….)Quando il giorno finisce e calano le tenebre, la riunione si scioglie e la gente se ne torna a casa. Al buio non si puo’ litigare: per discutere bisogna vedersi in faccia, accertarsi che gli occhi e le parole dell’interlocutore dicano la stessa cosa. Adesso sotto l’albero si radunano le donne, i vecchi e i bambini, sempre curiosi di tutto. Se c’e’ un po’ d’acqua e menta, preparano l’essenza di te’ forte. Comincia il momento piu’ bello, quello che preferisco:il resoconto della giornata, narrazioni dove la realta’ si intreccia alla fantasia, le cose buffe a quelle che fanno paura…). Dunque e’ sera, stiamo seduti sotto il grande albero, una ragazza mi porge una bicchiere di te’........

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