mercoledì 21 marzo 2007

Kala-Azar


Era appena scesa dalla piccola barca la giovane madre con il suo piccolo, portato in braccio assieme a tutto l'occorrente che serviva per stare lontano dal villaggio, per chissa quanto tempo. Le sue mani e la sua testa stavano trasportando il necessario, ma ai miei occhi sembrava troppo da poter portare in una sola volta. Sulla testa si manteneva in un equilibrio perfetto un sacco mezzo pieno, con una mano invece riusciva a trasportare una latta, una pentola, altre cianfrusaglie, poi con l'altro braccio portava il suo bimbo. Era arrivata a Melut. "Chissa se rimarremo in questo nuovo posto per una settimana o per un mese", si sara chiesta questa giovane madre. "il cibo bastera? dove dormiro con il mio piccolo? gli altri bimbi lasciati soli nel villaggio ce la faranno senza di me? dove andremo adesso?".Chissa quanti interrogativi saranno passati nella sua mente. ma il suo piccolo, di appena un paio di anni, era malato e l'unica possibilita per curarlo era la clinica di Medair aperta da una settimana, nel villaggio di Melut. Si erano imbarcati a Payuer, un villaggio piu a sud, e dopo quasi tre ore di viaggio sul fiume Nilo erano finalmente arrivati qui.
Il Nilo offre uno spettacolo stupendo durante il viaggio. Si vedono piccoli villaggi sulle sue sponde, ma anche pescatori, le donne che lavano i loro vestiti, in alcuni tratti si intravedono anche ippopotami e coccodrilli che escono per un secondo la loro testa fuori dall'acqua, poi uccelli acquatici a non finire, che da noi si vedono solo nei documentari di Quark.. Questa distesa enorme di acqua affascina e allo stesso tempo intimorisce.
Ho visto questo bimbo per la prima volta proprio nel momento in cui era sceso dalla barca, con sua madre, e mi sono reso conto che era molto malato. la sua faccia ed il corpo erano ricoperti di croste, gli occhi gonfi che non poteva nemmeno aprire, il naso arrossato e sanguinante. Con mio stupore poteva addirittura camminare, era malato ma la sua malattia non lo debilitava completamente. La madre lo aveva messo per terra e con i suoi occhi gonfi cominciava a inseguirla aggrappandosi alla sua veste e non lasciandola nemmeno un secondo. Non si lamentava ma stava soffrendo. Ho capito che era stato portato da noi, per ricevere attenzioni mediche e magari la speranza di una cura che lo avrebbe aiutato a guarire. Io personalmente non avevo mai visto un bambino con la faccia in quelle condizioni. Certo, ho visto bambini molto malati in Africa, ma questo doveva essere affetto da una malattia particolare che non conoscevo. Poi mi sono ricordato del Kala -azar. "Si, deve essere un bimbo con Kala Azar..", ho detto fra me, e mi son subito ricordato di alcune foto viste nel libro di medicina che stavo studiando in quei giorni. Che combinazione,stavo raccogliendo informazioni proprio su questa strana malattia che colpisce solo una piccola parte della grande Africa, ed ecco il primo piccolo paziente che arriva da lontano. Ho chiesto subito ad un paio di colleghi keniani se fosse prorio Kala -azar. La conferma è arrivata subito dopo... ( prima parte)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

incredibile... sto con le lacrime agli occhi...facci sapere

Anonimo ha detto...

ciao ni,
come sta adesso il bimbo?ma come si contrae questa malattia?

Anonimo ha detto...

Hey Nico - wish my Italian would be good enough (existing?!) to read this story .. big sigh ...

Be safe and blessed out there,

San

Anonimo ha detto...

Ni....
vogliamo la seconda puntata :)